sabato 4 giugno 2011

L'atomo che fu

Ammettiamolo, l’energia da fissione nucleare ha alcuni vantaggi: fornisce una produzione di energia potenzialmente abbondante, e costante nel tempo (fino ad esaurimento scorte, perlomeno). E poi c’è che la sua immagine è associata ad un’idea di potenza, a quel trionfo dell’uomo sugli elementi così eccitante secondo il canone maschile.
L’atomo domato era anche sinonimo di modernità e di grande astuzia.
Un tempo.

Per quanto detto, si capirà che sono contrario all'energia da fissione nucleare (al “nucleare” secondo la vox populi). Sapete perchè?

  1. Non è una fonte di energia rinnovabile (le scorte di materiali fissili sono temporanee), dunque non rappresenta a priori una soluzione a lungo termine al fabbisogno energetico mondiale (tantomeno nazionale).
  2. I materiali fissili non sono distribuiti uniformemente sulla Terra, per cui il loro reperimento ed approvvigionamento sarà (se non lo è già) motivo di pesanti attriti tra nazioni, oltre che di profondi interventi sugli ecosistemi locali.
  3. Non è una fonte energetica pulita, producendo scorie radiattive ad emivita lunghissima in termini di generazioni umane per il cui trattamento e stoccaggio manca ancora oggi un metodo definitivo sicuro (esistono certamente delle proposte interessanti e/o esotiche di approccio al problema, che però apparentemente non sono contemplate dalla autorità concernenti), salvo finire in mano a terroristi o militari per i loro giochi di ruolo.
  4. Si basa su impianti centralizzati – 1, il cui malfunzionamento, comunque possibile (per guasto interno, eventi naturali, o attentati), produce danni ecologici tanto gravi e duraturi che non capisco perchè ancora me ne fate parlare (a meno che non siate Franco Battaglia o Chicco Testa).
  5. Si basa su impianti centralizzati – 2, normalmente costruiti e/o controllati da società per azioni che non possono compensare gli enormi investimenti richiesti dalle infrastrutture (impianti, messa in sicurezza e reti di distribuzione), fatti salvi i profitti, se non gravando sul costo dell’energia per gli utenti e, ove possibile, accedendo ad aiuti statali (che ricadono infine sugli utenti).
  6. Si basa su impianti centralizzati – 3, dove la rete di distribuzione è intrinsecamente e fatalmente vulnerabile al malfunzionamento del singolo nodo di produzione, con grande gioia di possibili sabotatori.
  7. La messa in opera degli impianti di produzione richiede (allo stato attuale) molti anni, un tempo abbastanza lungo affinchè l'esponenziale progresso nei metodi di produzione energetica alternativi renderà la soluzione nucleare vetustissima (essendo già vetusta).
  8. E' assai verosimile che la dislocazione delle ingentissime risorse finanziarie verso gli impianti nucleari distolga al contempo finanziamenti, incentivi e attenzione (pubblici e privati) dallo sviluppo delle energie alternative nonchè al citato, importantissimo intervento di ottimizzazione dell’efficienza energetica delle strutture già esistenti – attività in cui investimenti della stessa entità possono produrre a mio parere risultati di gran lunga più sostanziali e duraturi.
In più, limitatamente all’Italia: a) non esiste un territorio intrinsecamente sicuro per la costruzione degli impianti (ammesso e non concesso che ne esista uno nell'intero globo), b) non c’è una Regione disposta a concedere parte del suo territorio agli impianti, c) è inverosimile che simili investimenti non vedano l’interesse e l'infiltrazione della malavita organizzata (cosa che già avviene, tuttavia, anche con gli impianti eolici).

Grazie per esprimere il tuo voto al prossimo referendum. Comunque, ma particolarmente se voterai (4 volte) SI.

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